Oggi volevo spiegarti un concetto importante che spesso viene ignorato dai pazienti e sottovalutato da alcuni dentisti. I denti devitalizzati sono a rischio di frattura se non vengono protetti adeguatamente!
Perché accade questo?
Innanzitutto ci sono delle ragioni chimiche. Senza nervo, il dente risulta “disidratato” e assume una consistenza più “vetrosa” che lo rende più soggetto a incrinature e fratture. Ma il problema principale è di natura meccanica. Cerco di spiegartelo con delle immagini.
Quando il dente viene sottoposto a dei carichi di masticazione la natura ha impostato una anatomia adeguata a sostenerli. Ma se il dente si caria, e spesso questo accade tra un dente e l’altro, per rimuovere la carie si abbatte una delle creste che uniscono la parte esterna del dente a quella interna.
Se la carie arriva al nervo e quindi si deve procedere con la devitalizzazione, il dente deve subire un altro buco profondo in centro alla sua struttura, per permettere al dentista di accedere al nervo da rimuovere.
A questo punto due terzi del “terrapieno” che univano la parete del dente rivolta verso la guancia a quella interna (verso il palato o la lingua) non ci sono più e se per caso la carie coinvolgeva anche l’altro punto di contatto del dente ecco che le due pareti residue non sono più collegate tra loro nella zona che subisce i carichi di masticazione, come puoi vedere qua sotto.
A questo punto l’unica porzione di dente che unisce le due pareti è il pavimento del dente, sotto il livello della gengiva, dove iniziano le radici.
Se hai studiato fisica ricorderai che Archimede diceva “datemi una leva e solleverò il mondo!” Le due pareti residue del dente, ora, quando masticano attivamente, scaricano le forze su una superficie molto più lunga e funzionano proprio come delle leve, che potranno creare una frattura nel dente proprio a livello del pavimento situato sotto la gengiva.
Risultato? Spesso il dente va estratto. In qualche caso si riesce ancora a recuperarlo ricorrendo a un intervento che si chiama “allungamento di corona clinica” che prevede di abbassare gengiva e osso per poter “acchiappare” ancora un po’ di dente per incapsularlo.
Come evitare questo problema diffusissimo?
Semplicemente togliendo dalla sollecitazione masticatoria le superfici residue del dente. Questo si ottiene abbassando il dente di 2-3 mm e incollando su questo una ricostruzione che prepara il tecnico in laboratorio. Questa tipologia di ricostruzione si chiama intarsio e permette di risparmiare molta sostanza dentale sana rispetto all’altra classica modalità di ricostruzione dei denti devitalizzati che è la classica corona in ceramica, o capsula come la conoscono alcuni pazienti.
Intarsio in composito
Corona in ceramica integrale
Una terza soluzione adottabile in alcuni casi è di fare semplicemente una otturazione dove il dentista ricostruisce lui a mano libera, magari aiutato da apposite guide, le cuspidi del dente, soluzione consigliabile solo quando le pareti residue del dente sono ancora abbastanza spesse. Il messaggio che volevo trasmetterti è che se un dente è devitalizzato le parti residue del dente devono essere tolte dalla masticazione ricoprendole, fatta eccezione per alcuni casi rari in cui la struttura del dente è ancora abbastanza robusta da poter sostenere i carichi di masticazione.
Purtroppo ogni mese vediamo in urgenza persone che si presentano perché hanno sentito un “crack” e hanno male e spesso il dente è ormai da togliere. Sovente sul dente devitalizzato viene fatta una semplice otturazione per far risparmiare o per fare prima, ma questa scelta rischia di portarti a una spesa maggiore sia in termini biologici, sia a livello economico, perché la soluzione sarà quella di estrarre il dente e mettere un più costoso e meno naturale impianto.
Alla prossima!
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